T-Factor: il lockdown come l’esodo di Ferragosto

Il fattore tempo è un aspetto determinate per chi comunica. Le partenze intelligenti influenzano il raggiungimento degli obiettivi.

Con ogni buona probabilità, sui libri di scuola dei nostri nipoti, il 21 febbraio 2020 verrà ricordata come la data che ha fatto da spartiacque tra il prima (del covid-19) e il dopo. Alla fine del 2019, né astrologi né santoni sono stati in grado di prevedere il ben che minimo cenno di ciò che si è poi rivelata un’autentica catastrofe per tutti gli abitanti del pianeta, nessuno escluso. E la storia non è ancora finita. Quando a gennaio siamo entrati nel nuovo anno bisesto, che coincide per giunta con un nuovo decennio, non ci si poteva immaginare lontanamente che il destino ci avrebbe riservato un così amaro epilogo. Possiamo forse pensare che si sia chiusa un’epoca e che se ne sia aperta una nuova? Non sarei – al momento – così drastica nell’usare l’accetta. Mi verrebbe piuttosto da affermare che questa fase ci troverà alla fine più o meno un po’ tutti trasformati. L’ipotesi che stiamo pur sempre vivendo una sorta di evoluzione che trascina con sé sicuramente un valore più positivo, ciò di cui oggi abbiamo bisogno. Per chi come me fa la comunicatrice di professione e si occupa anche di consulenza da lungo tempo, la ricerca del positivo in una circostanza così inedita, mischiata all’incognita, si è rivelata un autentico percorso ad ostacoli.

Per quanto uno possa avere una grande esperienza alle spalle e pensi di farsi trovare il più preparato possibile davanti a eventi così straordinari, la sensazione di smarrimento ti viene addosso come un treno ad alta velocità in modo inevitabile. E non si ha molto tempo per capire cosa stia realmente succedendo e la durata della reazione non può essere così lunga. Già, proprio lui, il tempo, che per i cuori feriti diventa il migliore amico per superare le delusioni, ma uno dei peggiori nemici per chi si deve occupare di gestire la comunicazione in un periodo grigio, grigissimo, come quello che stiamo ancora vivendo.  Le regole saltano all’improvviso, gli schemi si sgretolano e le strategie pensate perdono qualsiasi senso. Una delle poche certezze che si ha è la mancata comprensione di come e quando verrà ripristinato l’ordine. Superato il panico iniziale, dipanata la nebbia, trovate le idee – quest’ultimo aspetto, tutt’altro che banale, merita un approfondimento a parte – e, una volta adeguatamente sviluppate, quando è opportuno poi utilizzarle? Ed è sul “quando”, sul T-Factor (il fattore tempo, appunto) che spesso casca l’asino. Le strategia di marketing di un’azienda commerciale sono focalizzate prevalentemente sul prodotto, ma quando su questo non si può fare affidamento – per un po’ – con cosa posso sostituirlo in modo funzionale affinché possa continuare a vivere l’immagine dell’azienda?

Da quando è partito il lockdown, abbiamo inevitabile assistito alla sospensione della comunicazione di prodotto da parte di quasi tutte le aziende, tranne quelle che avevano da sparare, come dico sempre io, delle autentiche novità. Molti hanno deciso di posticipare gli annunci a data da destinarsi. Vista l’incertezza sui termini della ripresa, bisognava cambiare il gioco delle carte. Ecco quindi lo spostamento su temi affini, da calare nell’attualità, per far continuare a parlare di sé. Ma se tutti hanno la stessa idea e “sfruttano” i trend del momento, come distinguersi dal coro? Una buona intuizione potrebbe correre il rischio di essere affogata nel mare delle milioni di comunicazioni che altri, come te, hanno pensato di fare. Ma quando tutti partono alla stessa ora, usano la stessa macchina, percorrono la stessa autostrada verso la stessa direzione, come a Ferragosto, quanto traffico e code troveranno? Quante ore dovranno perdere per arrivare sul luogo di villeggiatura? In comunicazione, quando si verificano questi episodi, spesso si è costretti a prendere il primo casello, uscire e tornare a casa. Vacanza finita, anzi mai iniziata. Per chi fa il mestiere del comunicatore ha dovuto gestire gli orari di punta. Calcolare i tempi per capire quando partire e quando esserci è stata un’attività non banale. Si sa, il T-Factor è da sempre un elemento determinante nella strategia di comunicazione e nella gestione dei contenuti. In questa fase lo è stato più che mai. Non è sempre corretto l’approccio dell’esserci comune e a tutti i costi.

Il fattore tempo deve essere analizzato a più livelli prima di diffondere una notizia, indipendentemente dai mezzi. Il primo approfondimento è da riservare all’argomento che vogliamo spingere. E’ questo davvero funzionale alla situazione corrente? Il secondo livello riguarda l’analisi sul “se e quanto” questo tema, che vogliamo trattare, è già in circolazione. Poi è necessario tirare le somme. Se questo contenuto risulta pertinente e non è ancora esploso, allora vale la pena correre per presidiare questo spazio. Diversamente, è meglio rimandare l’orario di partenza e approfittare per preparare meglio il nostro intervento, raccogliendo informazioni in più e fare il focus su dettagli che magari altri, nella fretta di andare in vacanza, non hanno avuto modo di valutare. Dunque, arrivare dopo può avere spesso i sui vantaggi. Si hanno più informazioni a disposizione, si possono tirare le fila di un eccesso di bailamme precedente, si può capire meglio che tipo di taglio nuovo dare a un tema già battuto. Si ha più tempo per osservare l’evoluzione di quell’argomento e come gli altri – per esempio la concorrenza – lo hanno trattato.

© Zoe Perna

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