Accademia Italiana Privacy: il punto sull’operazione Revenge Gram
L’ente pubblica la sua opinione in merito all’offensiva su Twitter lanciata dai gruppi di Hack-tivisti di Lulzsec Italia e Anonymous, che hanno dichiarato guerra ai pedofili a seguito delle violazioni di privacy e diritti.
In questi giorni ci siamo fatti prendere tutti da questioni di privacy che ruotano attorno al Covid-19, generando enormi sorgenti di pensieri che si sono evoluti in fiumi di parole, articoli e interviste che hanno inondato il web e tutti i media. APP si APP no, misurazione della temperatura e trattamento dei dati, informative ai dipendenti con consenso scritto o informato.
Io stesso mi sono reso disponibile a interviste, articoli e dissertazioni su quella che è una vera e propria calamità mondiale e che, diciamoci la verità, ha reso evidente che la privacy non è il primo dei problemi. Tutto questo per dirvi che un pò tutti gli addetti ai lavori hanno cercato, con alterne fortune, di tenere alto il concetto di protezione dei dati in Italia puntando l’indice sui diritti degli interessati che, è bene ricordare, sono sacrosanti e inalienabili.
Ma c’è chi ha fatto di più e magari è sfuggito alla maggioranza degli italiani che non si informano sul web su canali indipendenti e che è degno di essere svelato a tutti: il 10 aprile i gruppi di Hack-tivisti di Lulzsec Italia e Anonymous hanno dichiarato guerra ai pedofili.
In un video assai minaccioso e per niente velato hanno semplicemente dato il via all’operazione “Revenge Gram”, un’azione contro il revenge porn e la pedopornografia, spiegando che, grazie alle segnalazioni degli utenti, sarebbero stati individuate e rese pubbliche persone abituate alla pubblicazione e scambio di foto hard per vendetta e, in generale, chiunque commerci e scambi materiale pornografico con soggetti minori e bambini.
Il video è basato sulle immagini del film “V per vendetta” ed è accompagnato da una voce riprodotta da un sintetizzatore vocale: voce che ha minacciato, e neanche velatamente, “Se non possiamo difendere le vittime di questi reati, state pur certi che le vendicheremo: stiamo venendo a prendervi».
E non erano solo parole!
A distanza di quasi un mese hanno pubblicato sul loro account Twitter nomi, cognomi, città di residenza, professione, email, numero di cellulare di tutti i pedofili e cyber criminali che hanno scovato in rete, pubblicando le chat private che esplicitamente li rendevano protagonisti di discussioni da voltastomaco: se non ci fosse da essere schifati e preoccupati verrebbe da ridere dalla demenza di certe persone.
E la lista è parecchio lunga!
Decine e decine di personaggi rivelati in mondovisione e trovati “con le mani nella marmellata” in chat supersegrete riservate a pedofili o predatori su Whatsapp alla ricerca di ragazzine… vengono i brividi a scorrere le immagini sul profilo twitter di Lulzsec
Non si può non riconoscere che questa volta hanno reso un gran servizio alla comunità!
E per una volta, zitti zitti, anche i tutori dell’ordine hanno attinto dal grande lavoro degli hack-tivisti, andando a bussare a Palermo alla porta di due cinquantenni sposati e senza figli che tanto immacolati non erano.
Questa storia mi ricorda tanto quel vecchio cartone animato della mia giovinezza, Ralph il Lupo e Sam Canepastore, che prima di timbrare il cartellino e darsele di santa ragione chiacchierano amabilmente come vecchi amici al bar. Non me ne vogliano i tutori delle Forze dell’Ordine: anche io spesso ho condannato i modi e i mezzi di certe operazioni hack-tiviste, ma con lo stesso impegno civico devo riconoscere che questa volta stanno facendo un gran lavoro per la collettività.
Forse parlando, discutendo e ognuno facendosi le proprie ragioni, si potrebbe addirittura ipotizzare una qualche collaborazione tra Ralph e Sam. Impossibile? Improbabile? Quel che è certo è che ciò che mi sembrava irrealizzabile ai tempi del cartone animato si è poi materializzato davanti ai miei occhi, ancora più grande di come l’avevo immaginato.
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