La comunicazione non è altro che una maratona

Siamo sicuri che dietro al cambiamento forzato al quale stiamo assistendo non si nasconda una grande opportunità?

Negli ultimi mesi siamo passati dallo slogan “andrà tutto bene” a “è cambiato tutto”. Il primo ha un’accezione positiva, il secondo sembra portare con sé un presagio dai contorni ancora oscuri. Siamo sicuri che dietro al cambiamento forzato al quale stiamo assistendo non si nasconda una grande opportunità? In alcuni settori bisognerà necessariamente reinventarsi. In altri, questa trasformazione in atto dovrebbe invece dare una spinta, anzi uno spintone, verso quell’agognato rinnovamento che molti di noi auspicavamo da tempo. Forse avremmo voluto avere un passaggio più morbido e sicuramente meno drammatico. Ma è andata così. In questo lungo periodo, nel quale ogni programma e programmazione sono saltati, i neuroni della maggior parte delle persone che fanno il mio mestiere hanno dovuto fare un grande e rapido esercizio di ricostruzione di un percorso comunicativo. Tutti siamo dovuti uscire da quella specie di “comfort zone” che si costruisce tipicamente alla fine o inizio di ogni anno:
Obiettivi? 
Strategia? 
Attività? 
KPIs?
Pronti, partenza, via! E i consulenti di comunicazione cominciano un nuovo percorso, del quale si sa già più o meno da quale contenuto è composto, fronzoli inclusi, quale lunghezza avrà e quante gocce di sudore ci farà lasciare sull’asfalto per soddisfare le aspettative del cliente. Si perché, dalle nostre parti, ad ogni alba parte una maratona che ha come unico obiettivo finale tagliare il traguardo. E questo ha un solo significato, preciso: il cliente deve vendere di più grazie alle idee che siamo in grado di mettere in pista. Ma come scopri che l’allenamento che hai sempre fatto, questa volta, potrebbe non farti arrivare fino alla fine, che fai? Ostinarsi nel riprogrammare lo stesso tracciato della corsa è un errore grave. La competizione va ridefinita e il significato sotteso del “business as usual” va archiviato una volta per tutte. Abbiamo scoperto che forse qui di “usual” è rimasto ben poco, costringendoci ad esplorare nuove strategie, ad intraprendere percorsi diversi. Ed è dall’esercizio dell’esplorazione, dalla ricerca costante dell’alternativo e del superamento dell’ostacolo che di solito si generano quelle famose chance. Galileo Galilei docet.

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